Più tazzine al giorno di caffè non aumentano il rischio di tumore, ma potrebbero creare qualche problema cardiaco. Ad affermarlo sono due studi australiani che hanno preso in esame il rapporto tra la quantità assunta quotidianamente e i dati genetici dei consumatori.
Dai risultati del primo studio (svolto dal Queensland Institute of Medical Research) in cui i ricercatori hanno sfruttato una tecnica a base genetica detta mendelian randomisation, è emerso che bere caffè non comporta né rischi né benefici, concludendo che, indipendentemente dai composti biochimici specifici che contiene, essenzialmente non c’è legame tra una neoplasia e il consumo di caffè. Il caffè, in effetti, contiene sia composti potenzialmente cancerosi, sia antiossidanti capaci di prevenire il cancro. D’altronde come già confermato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) tre anni fa, il caffè non provoca di per sé il cancro.
I risultati della seconda ricerca (svolta dall’Università del South Australia) in cui gli studiosi hanno analizzato l’attività del gene coinvolto nel metabolismo della caffeina, chiamato Cyp1a2, confermano invece i rischi per il cuore correlati a un elevato consumo della bevanda: bere sei o più caffè ogni giorno può aumentare fino al 22% il rischio di malattie cardiache. Superato quel livello, l’eccesso di caffeina potrebbe condurre a ipertensione, la principale condizione correlata alle patologie cardiache.
Il dibattito se il caffè faccia bene oppure no è uno di quelli più affascinanti e, complessivamente non è da demonizzare, infatti un consumo moderato di caffè non presenta rischi, aumenta i livelli di attenzione e concentrazione e, mano a mano che si invecchia, mantiene in allenamento anche le facoltà cognitive.
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